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Cura: il primo segno di umanità
E, forse, anche il primo atto di civiltà.
Non la ruota.
Non il fuoco.
Non l’arte.
Secondo un racconto spesso attribuito all’antropologa Margaret Mead, il primo segno di civiltà non è una scoperta, ma un femore umano rotto e guarito.
Perché?
Perché in natura, una frattura di quel tipo è una condanna.
Ma un osso che guarisce racconta un’altra storia: qualcuno si è fermato, ha offerto aiuto, ha condiviso il cibo, ha protetto, ha aspettato.
Qualcuno ha avuto cura.
Cura come scelta intenzionale.
Come gesto profondamente umano.
Come fondamento silenzioso di ogni comunità possibile.
In tempi segnati da individualismi, fratture sociali, crisi ambientali ed esistenziali, questa lezione è più urgente che mai.
E mi piace ricordarlo attraverso Wor(l)ds of Humanity.
Non si tratta solo di cura fisica dell’altro, ma anche di cura delle parole che usiamo, delle relazioni che intessiamo, delle tracce che lasciamo nel mondo.
E per te, cos’è la cura?